I traumi o altre ferite importanti della nostra vita, subite nell’infanzia o in altri momenti di particolare vulnerabilità, se non adeguatamente elaborati, possono lasciare il segno : modificando le nostre emozioni, i nostri pensieri, i nostri comportamenti e le relazioni con gli altri.
I ricordi traumatici sono immagazzinati nel nostro cervello in maniera differente dagli altri ricordi: si collocano principalmente nell’emisfero destro, separati dai ricordi positivi, come se fossero congelati in uno spazio e in un tempo diversi dal resto dei nostri vissuti e continuano ad agire influenzando la nostra vita, attraverso sintomi evidenti (come l’ansia, la paura, o come sensazioni di inadeguatezza, mancanza di autostima, colpevolizzazioni, ecc…), e sono facilmente attivabili da tutte quelle situazioni che il nostro cervello riconosce come “potenzialmente pericolose” perchè famigliari e riconducibili al trauma vissuto.
Il trauma
Un evento che lascia un segno
Cos‘è l’emdr
E come agisce nel trattamento del trauma
L’emdr è un particolare trattamento psicoterapeutico che, attraverso la stimolazione oculare (o tattile) alternata, favorisce l’elaborazione emotiva, cognitiva e corporea dell’esperienza traumatica, lavorando sul ricordo e sull’immagine impressa nella nostra memoria, con lo scopo di evolvere dal blocco, rifavorire una comunicazione fra gli emisferi cerebrali e favorire modelli esperenziali nuovi e più adattivi. Dopo l’emdr il paziente ricorda ancora l’evento, ma lo sente più legato al passato e integrato in una prospettiva diversa, i pensieri intrusivi si attutiscono o spariscono, così come le emozioni e le sensazioni fisiche negative e invalidanti.
L’approccio dell’Emdr prevede la rielaborazione di tutte quelle esperienze angoscianti legate alla storia della persona che possono avere sviluppato una sintomatologia, e offre inoltre un’occasione per potenziare le capacità personali e le risorse individuali per la gestione quotidiana e futura di situazioni potenzialmente a rischio.
Una volta individuato il ricordo, si chiede al paziente di concentrarsi su di esso e di seguire i movimenti delle dita che velocemente si spostano da destra a sinistra e si chiede poi di riferire cosa nota.
Quando si vive una esperienza traumatica e dolorosa che non si riesce a dimenticare e ci ossessiona, il ricordo di quel vissuto traumatico si congela e non si riesce ad elaborare. Questo ricordo continuerà a cortocircuitare nel nostro cervello generando ansia e una serie di sintomi spiacevoli.
In parole semplici, mentre il soggetto è concentrato contemporaneamente sul “ricordo, i movimenti oculari, le sensazioni corporee e quelle emotive”, gli emisferi celebrali si attivano in modo tale da sbloccare il suddetto ricordo e rimetterlo “in circolo”, stimolando la formazione di nuove connessioni neurali e quindi nuovi significati utili.
Alla fine di una o più sedute, le connotazioni negative legate al ricordo svaniscono e vengono sostituite con sensazioni neutre, se non positive.