I disturbi alimentari rappresentano una delle patologie più diffuse della nostra cultura. Solitamente i primi sintomi di un disturbo alimentare hanno esordio nel periodo adolescenziale, un momento in cui i cambiamenti corporei sono molto evidenti, e sono più diffusi nel genere femminile.
La “ribellione” al cambiamento si manifesta attraverso il controllo del corpo (in anoressia e bulimia con modalità opposte controllo/perdita del controllo), l’unico elemento su cui l’adolescente sente di avere potere.
La persona che soffre di disturbi alimentari sperimenta un’alterata relazione col cibo e un’estrema preoccupazione riguardo la propria immagine corporea che comportano alterazione dell’immagine di sé, disturbi emotivi e comportamenti disfunzionali.
- Anoressia nervosa I criteri standard per una diagnosi di anoressia nervosa sono: la magrezza estrema (non costituzionale, ma volontaria) e il rifiuto di mantenere il proprio peso al di sopra di una soglia minima ritenuta normale, una forte paura di ingrassare anche se si è in evidente sottopeso, una preoccupazione eccessiva per il peso e l’aspetto fisico a discapito dell’autostima, il rifiuto di ammettere la gravità delle proprie condizioni fisiche, amenorrea, vissuti di ansia o depressione, condotte restrittive riguardo l’assunzione del cibo, oppure di eliminazione (vomito, uso di lassativi, diuretici, clisteri…)
- Bulimia nervosa La persona affetta da bulimia sente un bisogno compulsivo di ingerire spropositate quantità di cibo e vive la triste sensazione di non essere capace di controllare il proprio comportamento. Possono essere presenti: abbuffate ricorrenti e frequenti (almeno un paio di volte alla settimana per tre mesi consecutivi), alle volte programmate anticipatamente, comportamenti compensatori con condotte di eliminazione (vomito auto indotto, assunzione di lassativi o diuretici) o senza condotte di eliminazione (digiuni ricorrenti od eccessivo esercizio fisico), sensazione di perdita del controllo, preoccupazione per le forme del proprio corpo e per il proprio peso che influenza l’autostima, terrore di ingrassare, alterazioni dell’umore, ansia, stress.
- Binge eating disorder (di cui il 65% soffre di obesità) Questo disturbo presenta episodi di abbuffate simili alla bulimia, senza pero’ la messa in atto dei comportamenti compensatori. La persona ingerisce qualunque cibo per placare le proprie ansie o le emozioni negative, pur essendo consapevole dei rischi per la propria salute. Spesso chi è affetto da questo disturbo vive isolato (l’aumento di peso rende ancora più difficile l’integrazione sociale dovuta al proprio disagio), ha scarsa considerazione di sé, forti sensi di colpa.
- Disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificato (di cui il 20% soffre di obesità) Disturbi alimentari che prevedono condotte disfunzionali nell’assunzione del cibo e della propria immagine corporea che non rientrano nelle categorie sopra citate, pur avendone elementi in comune.
Cosa sono i disturbi alimentari e come si caratterizzano?
Come si curano i disturbi alimentari?
Nel trattamento della complessità dei disturbi alimentari, occorre una terapia multidimensionale e collaborativa fra professionisti della salute (medici, psicologi, psicoterapeuti , nutrizionisti).
Recenti ricerche scientifiche ritengono tuttavia che i trattamenti di elezione dei disordini alimentari non tengono conto dei fattori traumatici, che invece costituiscono un tassello importante nella costituzione e nel mantenimento di tali disturbi. Negli ultimi vent’anni il trattamento con l’Emdr ha riscosso esito favorevole, oltre che nel trattamento dei disturbi post traumatici, nel campo dei disturbi alimentari. Con l’Emdr i pazienti vengono aiutati a superare i disturbi legati all’alimentazione e alle sue conseguenze, mediante modificazione degli schemi emotivi disfunzionali e disadattivi. A partire dalla nascita infatti nel nostro cervello si sviluppano, ad ogni nostra esperienza, collegamenti neuronali che a loro volta influenzano le nostre successive esperienze, sia in termini di comportamento che di vissuto, e che contribuiscono alla costruzione del Sè. Pertanto a seconda di come sono state le esperienze vissute, sia l’identità che il valore del Sè possono evolvere in maniera differente e il modo in cui funzioniamo emotivamente e cognitivamente dipende dalle miriadi di esperienze della nostra storia personale che sono immagazzinate nelle reti neurali.
Le esperienze negative della nostra infanzia non adeguatamente elaborate, possono avere un impatto devastante per la persona e la sua integrità psichica ed essere la base della vulnerabilità rispetto ad esperienze traumatiche successive.
L’emdr permette, lavorando sul passato, la rielaborazione dei ricordi che hanno contribuito allo sviluppo del disturbo e inoltre rinforza tutte le risorse del paziente, affinché possa gestire anche nel presente e nel futuro momenti di particolare vulnerabilità.